mercoledì 16 gennaio 2008

La conquista del niente

Sotto le assolate distese di Ascondak, Jeremy si sentì perso. Davanti a lui il niente infinito. L'immenso oceano di cemento, con le sue dune di asfalto rovente, fumavano creando miraggi di ogni tipo.
Eppure dall'altra parte sapeva che avrebbe trovato Paradiso: il leggendario luogo degli Dei. Se si fosse dimostrato all'altezza di attraversare il deserto di Ascondak, avrebbe avuto un posto accanto a loro. Anzi gli avrebbe conquistati.
Qualcuno gli aveva detto che Paradiso non esisteva, che era solo una metafora, perchè nessuno sarebbe rimasto vivo a lungo nel deserto e quindi chiunque avrebbero visto il paradiso, ma quello dell'anima.
Jeremy era sempre pìù convinto dell'opposto. Ci doveva pur essere un Paradiso Terrestre, e lui lo avrebbe raggiunto, per essere il primo a vederlo, per esserne l'indiscusso imperatore. La sua fama di potere lo stava spingendo verso la distruzione e nei suoi occhi brillava una scintilla di follia. Gli uomini se ne accorsero tardi. Alla terza settimana, dei 28 che erano partiti vivi, ne rimanevano soltanto 2: Jeremy e Aline, sua moglie, che dopo altri 2 giorni perì dalla fame.
Quanto mancava a Paradiso?
Dopo 30 giorni, la scintilla di follia, si era trasmessa a tutto il corpo, rendendolo sempre più pazzo, sempre più convinto, sempre più incoraggiato, e come Aguirre sulla sua chiatta, era rimasto solo, in preda alle allucinazioni, verso la conquista del niente, del disfacimento. Del paradiso.

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