giovedì 31 gennaio 2008

Possessione diabolica

Ah...sei tu! Mi hai messo paura. Sai, ho parlato di te a mia moglie e...

COSA? NON AVRESTI DOVUTO!

Non ha voluto credermi, pensa che abbia fatto un sogno.

MEGLIO COSI'. HAI FATTO QUELLO CHE TI HO CHIESTO?

Certo, ecco qui. Il pugnale che volevi, affilato come ossidiana. Ne sono soddisfatto.

BENE. ADESSO UCCIDI IL SACERDOTE NORTOD.

Che? Io uccidere? E perché?

FALLO E BASTA.

Scordatelo, mi chiedi una cosa che non posso fare.

FALLO SENZA DISCUSSIONI. DIMENTICHI FORSE CHI SONO? SAI COSA POSSO FARE!

Perdonami, ma non credo che ne sarei capace.

QUEL SACERDOTE E' L'UNICO IN GRADO DI POTERMI SCONFIGGERE. UCCIDILO ED AVRAI UN POSTO ACCANTO A ME, NEL MIO PROSSIMO REGNO.

...

HAI ANCORA DEI DUBBI? BENEDIRO' IO STESSO QUESTA LAMA, NON CI SARANNO PROBLEMI.

Va bene, lo faccio per te, e per il futuro della mia famiglia. Lode a te, Boradiak, signore della...

Romesio, stai di nuovo parlando da solo?

No, pregavo.

Era di nuovo quel sogno vero?

Non è stato un sogno, l'ho rivisto anche adesso e mi ha parlato.

Ah si? E cosa ti ha detto?

Mi ha detto di.... no, niente, non ha detto niente.

Non farti venire strane idee, sembri strano. Ah comunque sono venuta per dirti che ti sta cercando Nortod, il sacerdote.

Nortod? E cosa vuole?

Gli ho parlato dei sogni che fai recentemente, lui si è preoccupato subito, è gentile da parte sua occuparsi senza impegni. Vai, ti sta aspettando fuori.

UCCIDILO.

Salve Romesio, tua moglie mi ha parlato dei sogni che stai facendo in questo periodo. Vieni fatti dare un'occhiata.

MUOVITI, UCCIDILO ADESSO.

mercoledì 30 gennaio 2008

Amore mai nato

Agli occhi miei e soprattutto ai sensi
non ti presentasti come donna
ma reale visione
di divinità
Eva del cosmo
donna al di sopra di ogni cosa
irraggiungibile
come un fantasma mi ignori
sei reale, mi passi accanto
e del tuo profumo mi inebrio
e la mente, solo la mia, si perde
e del mondo scompare anche il dolore
e ti sogno sorridere
poggiata alla mia spalla
in estasi come me, tu
ma il soggetto non ha più significato
non più due separati
non più semplice carne
ma l'UNO che contempla se stesso
fusione di energie
che si perde in trascendenza
se ti immagino vedo la luce.

martedì 29 gennaio 2008

lunedì 28 gennaio 2008

Come un cane

Come un cane, abituato al recinto
l'uomo, preferisce abbaiare e muoversi
dentro di esso,
che uscire libero
anche in quei rari giorni
dove il recinto è aperto.

domenica 27 gennaio 2008

Questo è dedicato a...


Fanculo a chi vuole le guerre
Fanculo ai violenti
Fanculo allo Stato
Fanculo ai media
Fanculo alla società dei consumi
Fanculo ai Cops killers
Fanculo a chi non ha valori
Fanculo a chi non lotta
Fanculo alla superficialità
Fanculo al potere
Fanculo a chi maltratta gli animali
Fanculo alle troie
Fanculo ai soldi
Fanculo agli opportunisti
Fanculo alla politica
Fanculo alle mafie
Fanculo a me, che me lo merito.

sabato 26 gennaio 2008

Elogio della follia

Cos'è la follia, se non l'intelletto innalzato ad uno stato superiore?
Come spiegare la follia, se non come uno stato mentale per sopravvivere a questo mondo?
Il sistema, le guerre, le leggi, i politici, i violenti, i soldi, le droghe, il terrore, il consumo, l'odio, la gelosia. Tutti insieme modellano la mentalità della massa, di intere generazioni, creando maree di uomini rassegnati a lavorare per sopravvivere, a guardare la televisione e accudire bambini per il resto della vita, chiusi nelle loro case, che diventano le loro tombe. Vivono senza pensieri, senza critiche, addobbando il loro sepolcro, immersi in bollette e tasse, fra pubblicità ossessive e notizie di panico. Il lavoro non nobilita. Il lavoro rende schiavi e incapaci di creare azioni di critica. Il lavoro è un pezzo di vita che dai in cambio per sopravvivere.
Tutto ciò crea e modella un essere umano secondo i loro gusti.

Ma non tutti gli uomini credono nel loro mondo, nella loro realtà prestabilite. Alcuni a volte e per coincidenze, sono diversi.
Quelle persone sono coloro che vengono considerate folli, che non seguono una moda, un partito politico, un'idea di massa, un modo di vivere. Sono soprattutto quelli che, in età dell'adolescenza, passano spesso inosservati, perché privi di carattere spiccato, di un fascino particolare o di voglia di essere qualcuno. Molte volte invece, sono persone che hanno avuto molti problemi gravi nella vita, problemi che li hanno portati a riflettere.
Fatto sta, che ci sono i folli, pur in completa sanità mentale, che vivono vedendo la realtà da un punto di vista diverso da tutti. Sono uomini di colore verde, in un mondo di colore nero.
In fondo, la follia di cui parlo, non è altro che un' altro risultato del Sistema. Una ciambella non riuscita.

Ma chi è il vero folle? Cos'è la realtà? La realtà oggettiva? Solo un vero folle potrebbe dirvi: "La realtà è questa!" Quei folli sono la massa.

venerdì 25 gennaio 2008

Teseo moderno

Il cielo plumbeo inghiottiva la città lentamente.
I passi sull'asfalto bagnato rimbombavano nell'isolato.
Le sagome degli edifici intorno, erano come muri di un labirinto, ed io senza la mia Arianna e il suo prezioso filo, mi ci ero perso dentro, sconvolto dall'idea, che prima o poi sarebbe comparso il suo guardiano, la terribile bestia sempre in agguato.
La mia preda, si era presa in ostaggio alcuni ragazzi, tra cui mia figlia. Dovevo trovarli in fretta.
I tombini fumavano sotto i miei piedi e la nebbia creava un alone di mistero nel tetro paesaggio metallico.
Come in un sogno, dove poco è nettamente distinto, e tutto è avvolto dall'indifferenza, il rumore del cuore e dei passi, ritmavano la mia scalata verso il centro del labirinto.
Il ferro gelato nella fondina sotto il giubbotto, era il mio unico compagno di viaggio e passaporto per la libertà, se mai ci fosse una minima speranza di uscirne.
All'uscita del vicolo, mi guardai intorno: altri vicoli verso sinistra e destra cadevano verso l'oblio e nella tenebra. Restai immobile ad aspettare, mentre il tempo passava inesorabile.
Percepii delle voci lontane, e la speranza riaffiorò.
Cominciai a correre quando i miei occhi si erano abituati al buoi, riuscendo così a vedere le sagome dei muri neri.
Le voci sempre più nitide erano la mia giuda, mentre nella testa urlavo:
"Parlate, parlate vi prego!"
Con le mani in avanti, a tastoni riuscii ad arrivare al centro del labirinto, dove la bestia aveva portato le proprie vittime.
Affacciato dall'angolo del muro, controllavo la scena. Gli ostaggi legati erano seduti assieme nell'angolo opposto della piazza, mentre il mio uomo, stava controllando delle carte con una torcia. Mi venne in mente:
"Allora anche il minotauro non conosce casa sua..."
Per quanto stupido, era l'unico ragionamento che potessi fare.
Presi la pistola e mirai bene all'uomo, che in quel momento, visto con un gioco strano di luci ed ombre con l'aggiunta della mia fantasia, assomigliava veramente ad un mostro con le corna.
Un mostro orribile, che aveva rapito mia figlia.

giovedì 24 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

L’uomo con la bombetta

L’uomo con la bombetta mi perseguitava. Il suo volto per esempio, nonostante lo vedessi spesso, non riuscivo mai a ricordarne precisamente i lineamenti, non era un volto di una persona comune, ma il volto di un’intera popolazione: nel suo viso riconobbi l’Uomo, e tutte le caratteristiche più cupe e nascoste di questo animale, tutte le paure, le angosce, i sentimenti.

Lo incontravo spesso, si aggirava nella città e solo io lo riuscivo a vedere, a percepire.
Era reale o no? Era uno spettro?
La prima volta che lo vidi fu ad una mostra di un pittore francese: se ne stava dentro il quadro, col volto coperto da una mela.
Lo fissai per vari minuti, e cominciai a pensare. Mi ricordo che assorto nei miei pensieri, ero come in trance, davanti a quel quadro così assurdo.

Ripensandoci devo averlo svegliato. Ha percepito i miei pensieri e le mie più profonde angosce, e adesso se ne nutre. Ha fame di pensieri e mi segue tutto il giorno.
Mi sveglia la notte, cade dal cielo, spunta dagli angoli delle strade.
Sto diventando pazzo.

martedì 22 gennaio 2008

Il Verme

All'ombra di alti cipressi, una casetta di poco valore estetico era ombreggiata giorno e notte, semi nascosta dagli sguardi della gente comune.
Era in questa baracca che viveva il Verme: un lurido ominide post-moderno, mezzo calvo, con la dentatura sproporzionata e i muscoli flaccidi. La sua pelle non aveva mai toccato la luce del sole e non conosceva la fatica fisica, in quanto non si muoveva dal divano se non per mangiare ed andare a dormire. Sua madre si occupava di lui, ma la donna era troppo anziana e protettiva per mettere in discussione le abitudini del figlio.
Il Verme, nome dato da alcuni ragazzi della sua età, che da piccoli lo videro per alcune settimane a scuola, se ne stava tutto il giorno a guardare la televisione. Usciva raramente e non aveva amici ne ragazze.
Negli anni sedentari era divenuto una forma cascante di pelle bianca, senza muscoli e profonde occhiaie nere. Uno spettro.
Più si lasciava soggiogare dalla violenza dei coetanei, più si rifugiava in casa e più diventava un verme.
Per anni la stima di se crollò fino a collassare mentre l'odio cresceva smisuratamente. Odiava di un odio profondo tutto e tutti, anche se stesso. Odiò come nessun altro ha mai odiato. Intorno alla sua testa, intorno ai suoi pensieri, si creò una coltre di nebbia nera; tutto il pensiero negativo lo stava opprimendo e dominando.
Sua madre si preoccupava molto in quel periodo. Un giorno una parola di preoccupazione di troppo fu la goccia che fece traboccare il vaso, ovvero l'odio e la violenza accumulata in tutti quegli anni. Cominciò a contorcersi violentemente e s'accasciò a terra agonizzando. La madre in un momento di terrore cercò di aiutarlo, ma il Verme col sangue che gli colava dagli occhi sulle occhiaie spesse e scendevano lungo il viso cadaverico fino al collo quasi inesistente, afferrò la povera donna e con un coltello preso dal tavolo le tagliò la gola.
In un orgia di sangue, sdraiato insieme a sua madre sul pavimento freddo, il Verme sentì e riconobbe la fatica, come uno sforzo che lo faceva sentire vivo, dopo tutto questo tempo.
Per mesi cominciò a muoversi e a faticare. sistemò la casa, il cadavere della madre e si procurava da solo il cibo.
Si cominciò a sentire di nuovo vivo. Ma l'odio rimaneva, lo consumava dall'interno come un verme nell'intestino. L'odio proclamava altra carne. Il Verme aveva fame.

lunedì 21 gennaio 2008

Akuma Jamusa

Akuma Jamusa era un piccolo villaggio, situato su sperdute e irraggiungibili vette dei monti Slockao, dimenticato e lontano da tutto.
Da 20000 anni non avevano rapporti con il mondo esterno, e la piccola popolazione si era creata una propria religione, cultura e costumi. Avevano i propri riti e simboli. Una comunità unica nel loro genere. basata sulla semplicità della vita rude di montagna.
Caratteristica ancora più importante, che contraddistinse questa gente dal resto delle tribù del mondo fu la loro propensione per l'ipnotismo. Lo praticavano come rito propiziatorio nelle cerimonie importanti, tutto il villaggio viveva una psicosi collettiva, che li vedeva per giorni e mesi, vivere sotto l'influsso ipnotico che li rendeva particolarmente sensibili a scene drammatiche, alterando le emozioni e i sentimenti, fino a far scoppiare veri drammi in tutto il villaggio.
Una statuetta molto venerata che era situata al centro del pulpito roccioso era sicuramente la causa dell'ipnosi, in quanto sacra per la popolazione. Leggende del posto indicano la provenienza divina della stessa, modellata dagli Dei e creatrice dell'estasi e dell'anima.

Nell'anno 3412, alcuni ricercatori sono partiti per raggiungere le vette di Slockao per studiare il comportamento di questi abitatori delle alte montagne.

I ricercatori, pur essendo rimasti a lungo (4 anni) nella cittadina, affermano di non aver trascorso nemmeno 1 mese sulle montagne e di non aver trovato solo che un piccolo villaggio di pastori.
Tutto quello che hanno riportato sono solo vari sassi colorati e una statuetta scolpita nella roccia.
Dal giorno che i ricercatori sono tornati, la statuetta è stata oggetto di studi, c'è chi dice che sia ipnotica.
Casi di ipnosi collettiva aspiranti al suicidio sono stati riscontrati in questi giorni.
I casi aumentano.

domenica 20 gennaio 2008

Senza titolo

- Respiro affannato -

Il Deja Vu stava durando troppo.

- Ansia -

Stava vivendo un sogno da lucido. Ecco come si sentiva Dio. Ecco come si sentiva il padrone del gioco.
Ad ogni nuova azione si ricordava la successiva.

- Tremore -

Conoscenza superiore. Coscienza divina. Percezioni dello spazio e del tempo totalmente

- Pianto -

Terribile solitudine.

- Infinito -

sabato 19 gennaio 2008

Storia contraria

Nel 1492 Cristoforo Colombo non arrivò mai a destinazione a causa dei forti temporali sull'oceano.
Passarono altri 100 anni senza che l'uomo bianco scoprisse il Nuovo Mondo, e i Nativi Americani affrontarono in quell'arco di tempo, uno dei cambiamenti più drastici della storia dell'uomo: la loro indole generalmente pacifica, si trasformò in aggressiva e violenta contro i nemici, conobbero la ruota, le imbarcazioni e aumentarono il proprio esercito, diventando una potenza militare ed economica. Le tribù più importanti si unirono sotto un unico capo e mentre dall'altra parte del mondo, in europa si affrontava un periodo negativo, per la popolazione, che era soggiogata da pestilenze e guerre civili in Inghilterra e Francia, il nuovo e potente impero Mesoamericano, attraversava un'era fiorente di cultura e benessere. Anche le armi si erano evolute, avevano scoperto la polvere da sparo e la dinamite, non esistevano ancora i fucili, ma crearono potenti macchine spara fuoco.
Nel 1587, mentre l'Europa era in ginocchio, distrutta da se stessa, sulle coste del Portogallo sbarcano alcuni navigatori Mesoamericani, che scoprono così un Nuovo Mondo.
Gli europei allarmati dai nuovi stranieri, riconoscono da subito che sono i salvatori che aspettavano: una sorta di nuovo avvento Cristiano.
Nel 1600 sbarcano di nuovo sulle coste del Portogallo e dell'Africa, circa due milioni di Mesoamericani diretti a conquistare l'entroterra Africano e Europeo.
Gli europei dal canto loro, impreparati militarmente e economicamente vennero massacrati dalle flotte nemiche.

Quando i conquistatori, nel 1651 controllavano già l'area del Mediterraneo, vennero a loro volta annientati dalle malattie dell'uomo bianco, dalle comuni influenze e dalla malaria.

Nel 1700, l'area Mediterranea era una landa desertica e di rovine.
Gli Asiatici conquistarono dopo altri 100 anni, l'Europa e L'Africa.
Oggi la parola Asia, significa "Tutte le terre".
Etnie di Europei, Africani e Americani sopravvivono ancora, seppur in via d'estinzione, confinati nelle aree più ostili del pianeta, o come schiavi nelle grandi città.

venerdì 18 gennaio 2008

Rapimento extrasensoriale

Dopo una salutare corsa nella verde campagna intorno casa, si mise a sedere in giardino, con lo sguardo rivolto verso il tramonto.
In quel momento di estasi fisica, vedeva il mondo con altri occhi. La sensazione di pace con il mondo intorno a lui pervadeva ogni molecola e lo inebriava, come in uno stato alterato di coscienza.
Con gli occhi semi chiusi, muoveva lentamente la testa in orizzontale guardando il sole al tramonto, intento a ricaricarsi di energia positiva, come aveva appreso dagli sciamani toltechi.
Il tempo si era fermato.
I suoi amici animali, un gatto e un cane, giocavano vicino a lui.
La totalità. L'esistenza.
Il Caos in ordine.
Il lato destro, il Tonal, l'intelletto si spense e con lui, la coscienza della realtà ordinaria.
Il Nagual lo penetrò per poco e all'infinito.

Poi in silenzio, barcollando dalla fatica della corsa, si alzò e girò lo sguardo. All'opposto del sole, una luna non del tutto piena era alta nel cielo azzurro.
E vide.
Vide l'universo che lo osservava, lui, sperduto in qualche posto microscopico, in quel piccolo fazzoletto di verde sulla Terra.

giovedì 17 gennaio 2008

Xochipilli, ovvero una rappresentazione dell'amore

Nella mitologia azteca, Xochipilli ("principe dei fiori") era il dio dell'amore, dei giochi, della bellezza, della danza, dei fiori, del mais e della musica. Sua moglie era Mayahuel e sua sorella gemella Xochiquetzal. Essendo considerato uno degli dei responsabili della fertilità e del raccolto, è stato associato a Tlaloc, dio della pioggia ed a Centeotl, dio del mais. A lui viene fatto riferimento anche come Macuilxochitl, che significa "cinque fiori". (Xochi deriva dal termine nahuatl 'xochitl', cioè 'fiore', mentre 'pilli' significa 'principe' o 'bambino')

Verso la metà del 1800, una statua azteca raffigurante Xochipilli, fatta risalire al XVI secolo, fu portata alla luce nei pressi delle pendici del vulcano Popocatepetl, vicino a Tlamanalco. La statua rappresenta una figura seduta su un piedistallo a forma di tempio. Sia la statua che il piedistallo sono ricoperti da incisioni che rappresentano fiori sacri, dalle proprietà psicoattive, come funghi (Psilocybe aztecorum), tabacco (Nicotiana tabacum), convolvolo (Turbina corymbosa), sinicuichi (Heimia salicifolia), forse cacahuaxochitl (Quararibea funebris) ed altri fiori non identificati. La figura è seduta sul piedistallo a gambe incrociate, la testa leggermente sollevata, gli occhi aperti, la mascella inferiore protesa e la bocca semiaperta. La statua si trova attualmente nel Museo Nacional de Antropologia del Messico.

Wasson, Schultes e Hofmann sono arrivati alle conclusioni che Xochipilli rappresenti una figura in preda all'estasi. La posizione e l'espressione del corpo, uniti ad una evidente rappresentazione di piante allucinogene risaputamente usate dagli Aztechi nelle cerimonie sacre, avvalorerebbero questa interpretazione.

Fonte: Wikipedia

mercoledì 16 gennaio 2008

La conquista del niente

Sotto le assolate distese di Ascondak, Jeremy si sentì perso. Davanti a lui il niente infinito. L'immenso oceano di cemento, con le sue dune di asfalto rovente, fumavano creando miraggi di ogni tipo.
Eppure dall'altra parte sapeva che avrebbe trovato Paradiso: il leggendario luogo degli Dei. Se si fosse dimostrato all'altezza di attraversare il deserto di Ascondak, avrebbe avuto un posto accanto a loro. Anzi gli avrebbe conquistati.
Qualcuno gli aveva detto che Paradiso non esisteva, che era solo una metafora, perchè nessuno sarebbe rimasto vivo a lungo nel deserto e quindi chiunque avrebbero visto il paradiso, ma quello dell'anima.
Jeremy era sempre pìù convinto dell'opposto. Ci doveva pur essere un Paradiso Terrestre, e lui lo avrebbe raggiunto, per essere il primo a vederlo, per esserne l'indiscusso imperatore. La sua fama di potere lo stava spingendo verso la distruzione e nei suoi occhi brillava una scintilla di follia. Gli uomini se ne accorsero tardi. Alla terza settimana, dei 28 che erano partiti vivi, ne rimanevano soltanto 2: Jeremy e Aline, sua moglie, che dopo altri 2 giorni perì dalla fame.
Quanto mancava a Paradiso?
Dopo 30 giorni, la scintilla di follia, si era trasmessa a tutto il corpo, rendendolo sempre più pazzo, sempre più convinto, sempre più incoraggiato, e come Aguirre sulla sua chiatta, era rimasto solo, in preda alle allucinazioni, verso la conquista del niente, del disfacimento. Del paradiso.

martedì 15 gennaio 2008

Altrove

"Fanculo il mondo" pensò T.T.
"Dove vivo non ci sono guerre, ma lo stesso vedo immagini di violenza inaudita ogni giorno al telegiornale.
Dove vivo non ci sono bombe, ma ci sono criminali che si spacciano per politici che non risolvono assolutamente i problemi del paese. Corruzione, mafie, imbrogli, speculazioni...
Ad ogni generazione la sua droga contemporanea, per rendere i giovani ciechi davanti ai gravi problemi della società.
Tutto questo proviene dalla Terra. E come un virus."
Fra mille pensieri sconcertanti, T.T. si vestì con la tuta da lavoro ed uscì nella gelida notte Venusiana.
Il turno di lavoro del pomeriggio era sempre il più stancante. Avrebbe preferito trovarsi su Nuova Terra, a sorseggiare drink con amici, al sicuro dalla violenza, grazie al nuovo dipartimento pre-crimine di Nuova Lucca.

lunedì 14 gennaio 2008

Film che non vedrete al cinema

Ho idee per film che non farò mai.

Tema: Trance

  1. Viaggio iniziatico di un cacciatore raccoglitore del Neolitico, ambientato in Europa. Disegnatore di grotte che apprende dal maestro l'arte della trance per "vedere" cosa disegnare.
  2. Uomo ferito da un coltello, entra per sfuggire agli aggressori in una chiesa. Rimane per ore in stato confusionale ed entra in trance mistica. Ne uscirà totalmente diverso.
  3. Abbiocco catatonico di un ragazzo. Entrerà in una nuova dimensione. La reatà e il sogno si mischiano.
  4. Donna vive una vita meravigliosa. In realtà scopre che la sua vita è solo un delirio di una mente morta. Combatterà contro la morte e diventerà immortale, perchè la vita è solo un sogno.
Tema: Surreale
  1. Criminale fugge in un bosco e trova una casa diroccata dove stabilirsi. All'interno trova uno scheletro e un diario. Leggendolo scopre che il cadavere era un criminale rifugiato. Il protagonista si impersonifica nel morto e continua il diario.
  2. In una prigione su un isola isolata dal mondo nel mezzo al Mediterraneo, un gruppo di criminali si ribella, cercando di fuggire. Arrivati nel mondo "normale" scoprono che si trovano nel futuro. Capiscono che hanno vissuto in una bugia per molti anni durante la prigionia. Ciechi di rabbia tornano sull'isola armati ma lo stesso finiscono di nuovo dietro le sbarre. Diventano pazzi e nessuno gli crederà.
  3. In una società che avanza senza sosta verso il capitalismo e il consumismo, un uomo nasce con 4 braccia. Sfruttando l'anomalia a suo favore, riesce a diventare l'operaio più produttivo: un modello per la società.

sabato 12 gennaio 2008

Collegamento tra mondi

La sveglia suonò alla solita ora, come il giorno prima e quello prima ancora.
Mi vestii lentamente e scesi.
Presi un caffè pensando al lavoro che mi aspettava.
Aprii porta per uscire e subito mi accorsi che qualcosa non quadrava nel paesaggio.
Il vialetto....la staccionata....ed anche il cancello.
Non c'erano più.
Mi guardai intorno incredulo: non aveva nevicato, e non era passato alcun tornado. Il mondo al di là del mio giardino era come sempre.
Solitamente il vialetto tagliava a metà il prato ben rasato, unendo la porta di casa al cancello, ma visto che non avevo un vialetto, una staccionata e un cancello, che mi collegassero col mondo esterno, decisi di tornarmene in casa.

venerdì 11 gennaio 2008

Il loro piccolo mondo

Il loro universo era tutto in una stanza.
Moglie e marito.
Vivevano li e sarebbero morti li.
La televisione era il loro sguardo sul mondo, uno sguardo distorto, elaborato appositamente per loro. Il tubo catodico riusciva a tenerli intrappolati da anni, facendogli credere che fuori, il mondo era pazzo e crudele.
Dentro sarebbero stati al sicuro.
La poltrona comoda, la cucina, il tavolo da pranzo, un gatto ed un cane.
Trascorrevano giornate monotone, come vivere sempre lo stesso giorno fino alla morte.
Pranzo e cena alla solita ora. Stessi programmi: quiz e telegiornali.
Le loro discussioni più elaborate riguardavano la marca di detersivo da usare, e le loro liti riguardavano la lavastoviglie, che da qualche tempo non funzionava bene.
Tutta la loro vita era in quelle quattro mura e a cinquant'anni suonati, ormai lo sarebbe rimasta fino in fondo.
Una vita piena di sacrifici e di dolore, aveva succhiato la voglia di rischiare, di intraprendere qualcosa di nuovo, di vivere.
Sarebbe bastato uscire, per vedere il mondo con i propri occhi, senza andare troppo lontano.
Ma la televisione offriva un posto in prima fila. E poi era così comodo.

giovedì 10 gennaio 2008

Smarrimento

Così mi ritrovo a migliaia di chilometri dal mondo moderno, sulle colline vicino al monte Meru, in Tanzania.

Sono passate tre settimane da quando partii dall'Italia e già ne sento una tremenda mancanza.
Sdraiato su di un prato, osservo il paesaggio intorno. Tutto così selvaggio e dannatamente ostile. Non una casa, una strada asfaltata, un segno di civiltà. Ma come fanno a vivere qui?

Un ragazzo della tribù Hebe sta preparando un riparo per la notte. Lo osservo mentre lavora. E' veloce e in poco tempo crea un riparo invitante per tutti.
Questa è la sua vita, penso. Darsi da fare per la sopravvivenza. Eppure sembra essere in forma, sembra vivere felice.
Cosa so fare io invece per loro? Sono venuto qua con una missione umanitaria, per aiutare questa povera gente, ma appena ho cominciato a muovermi per questi paesaggi, una sensazione di smarrimento mi ha inondato.
Chi aiuta chi? Chi ha veramente bisogno di una mano? Se le loro tribù avessero un clima migliore e minori malattie infettive, adesso sarebbero loro a portare aiuti in Europa, per insegnarci a vivere meglio.

Mentre vengo colpito da una sensazione di totale smarrimento dell'Io, guardo le mie mani: Chi sono? Non le riconosco. Sono mani di un uomo che non ha istinti naturali, che non ha sogni, che non sa niente delle sue origini, di come potrebbe essere la vita per lui nel Vero Mondo.
Il mio mondo di plastica mi ha estratto da tutto, rendendomi automa incapace di pensare, di vivere.

Nonostante le enormi difficoltà, credo che prolungherò il mio viaggio.
Voglio conoscere l'uomo, conoscere me stesso.

mercoledì 9 gennaio 2008

Violence city

Non c'era scampo dalla violenza.
Fuori, per le strade, l'Assassino delle donne colpiva indisturbato, mentre nelle case, i tubi catodici vomitavano spazzatura pubblicitaria e notizie di terrorismo, attacchi missilistici, omicidi, stupri. guerre. Riversando il tutto nei cervelli di milioni di persone.
Era un bombardamento continuo. Ogni giorno, spettacoli violenti, videogiochi violenti, reality show sulla violenza.
Il business dello stato: l'era della paura.
Ma il peggio arrivò quando, al processo dell'Assassino delle donne, il Giudice dichiarò innocente il pluri-omicida per il seguente motivo:

"Al giorno d'oggi siamo costretti a vivere in un mondo in cui la violenza spadroneggia. Pertanto l'assassinio non è più considerato reato."

Le strade divennero le dimore dei più coraggiosi.

martedì 8 gennaio 2008

Consumista D.O.C.

Quando stava a casa, davanti alla televisione per ore ed ore, mangiava.
Ogni minuto si alzava per andare ad aprire il banchetto dove teneva scorte di dolciumi ed altro.
Era un continuo alzarsi e mangiare.
Strano perchè lui era secco come un chiodo e quando era fuori casa non aveva mia fame. A tavola mangiava molto poco se non lavorava.
Quando usciva invece, quando stava con gli amici, a bere birra, aveva un desiderio instinguibile di fumare. A casa fumava molto meno.
Saranno state le migliaia di cicche spente in terra, sarano stati gli amici che ne accendevano una dopo l'altra. Il fatto è che alla fine lo faceva anche lui.
E gli oggetti: il cellullare all'ultima moda, i vestiti costosi, gli occhiali da sole, gadget, cappellini che vedeva nelle pubblicità sui muri, in tv, sui bus.
La macchina, il motore, la bici, attrezzature sportive.

Molti anni dopo, si rese conto che era schiavo insieme a tutti gli altri. Da piccolo era cresciuto in una società che modellava il cervello e il pensiero. Che avvelenava la mente e rendeva tutti macchine da consumo.
"Eccoli i veri robot, che escono dalle fabbriche." pensò, guardando fuori dalla finestra dell'ospedale psichiatrico.

lunedì 7 gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

Alba

Fatto della stessa materia di colui
che sedendosi sul bordo al confine del mondo
osserva in silenzio lunghe distese
immensi fuochi che balenano
nella notte infinita
uomini contro dei.

Civiltà dell'inutile, tu che mi hai plasmato
di tuo adesso solo un ricordo
di giornate vuote e caotiche
la televisione parla nella stanza vuota
affissioni e macchine dello smog
adesso siete polvere.

Con occhi nuovi, osservo le mie mani
come animale puro
come uomo delle caverne
riaffiorano istinti primordiali
un volto simile mi fissa da una pozza d'acqua
e mi stupisco nel capire che sono lui.

Bad trip old Manhattan


(Clicca l'immagine)

venerdì 4 gennaio 2008

Ultime energie di vita

In un raptus suicida, K. si strinse il cappio intorno al collo.
Poi diede un'ultima occhiata alla stanza vuota e tirò un calcio alla sedia.
Era pienamente convinto delle sue azioni. Avrebbe sempre saputo che sarebbe arrivato a tanto e che appena giunto il momento, sarebbe morto in silenzio, senza più preoccuparsi.
La morte non lo spaventava più. Ormai si considerava già morto da troppo tempo: morto dentro.
Era vuoto, niente più lo interessava.

Ma nel momento in cui il suo corpo si trovava a mezz'aria appeso per il collo, cominciò ad agitarsi, a cercare di sfuggire alla presa fatale. Con le mani che facevano forza sul cappio e le gambe che si agitavano nel vuoto, capì che in fondo la vita non si può buttare. Qualcosa in lui scattò, facendolo combattere contro la morte.
Un ultimo sprazzo di vita, di energia positiva.
Ma si manifestò troppo tardi.

giovedì 3 gennaio 2008

Semplici ma straordinarie coincidenza

Non ho mai capito se sia stato un caso, ma nel periodo in cui mi facevo di LSD ho avuto vari contatti con Dio.
Naturalmente ogni amico, ogni psicologo crede che le mie esperienze mistiche siano state causate appunto dalla droga.
Ma non ne sono così sicuro.
Forse Dio parla con me perché sanno che nessuno mi crederà. Perché sanno che mi faccio.
Mica scemo.
Ancora oggi, a distanza di anni dalle mie esperienze con LSD, sono convinto che in quel periodo ero ricettivo per qualche forma divina venuta da chissà dove.
I recettori del cervello sono stati risvegliati dal trip ed hanno incrociato o captato qualcosa che va al di là della semplice visione.
E se Dio avesse parlato con me anche senza le mie esperienze con la droga?
Se fosse stato un caso?
Non è stato tutto frutto della mia immaginazione, ho dimostrato cose che nessuno poteva mettere in dubbio, dimostrazioni che vanno oltre le mie immaginazioni.

Ma il mondo è contro di me. Pensano che tutto sia un caso. Una semplice ma straordinaria coincidenza.
Io non ne sono così sicuro.

Dal diario di Alberto La Sida.

mercoledì 2 gennaio 2008

La macchina che rubava il tempo

Si rese conto che il computer non aveva una presa della corrente. Non andava con l'energia elettrica, anche se era un modello vecchio, nessuna informazione si trovava su internet, nessuna traccia sui motori di ricerca sul modello di appartenenza.
Al posto della spina della corrente, c'era una specie di trasformatore senza fili.
Nessun pannello solare o aggeggi troppo moderni.
Però da quando lo aveva comprato, una strana sensazione lo pungeva, come se ci fosse qualcosa che non andasse.
Passava lunghissimi giorni davanti allo schermo, il tempo non contava più.

Riccardo si guardò allo specchio, e lì si vide estremamente invecchiato: i capelli bianchi, la pelle rugosa, i lineamenti cadenti. Ma gli occhi. Gli occhi erano rimasti tali. Sotto la pelle cadente e vecchia, riconosceva lo stesso taglio e lo stesso colore.
Si toccò il viso, disgustato e sorpreso, ed anche le mani erano quelle di un vecchio di 80 anni, invece che di un uomo di 35.

Ma che relazione avevano la macchina, e l'improvviso invecchiamento?
In preda al delirio, fantasticando, nei labirinti della mente, si accese una scintilla.
Una risposta ci poteva essere, ma era troppo tremenda, troppo assurda. Eppure era l'unica ipotesi.
In qualche modo, la macchina aveva assimilato la vita, rubato gli anni a Riccardo, che in poco tempo era diventato vecchio, e solo adesso, verso la fine inesorabile, si rendeva conto, apriva gli occhi e la mente su quello che gli stava succedendo.
Come se qualcuno, come se Dio, gli avesse voluto far conoscere la verità.
Era stato cosciente della verità, ma era troppo tardi ormai.

martedì 1 gennaio 2008