lunedì 10 agosto 2009

Hai voglia di scrivere quello che ti pare, se non ti legge nessuno.

A volte mi verrebbe voglia di uccidere, mangiare le mie vittime, prendere a sprangate un gatto o dare fuoco ad un cane. Mi verrebbe voglia di fottere, rubare, inculare, essere cattivo, rabbioso, crudele, impassibile. Ignorante come pochi. E' la rabbia che covi per anni, che vomiti fuori dalle viscere con gli interessi.
Poi mi calmo. L'uomo è così. Le cose passano, il cervello dimentica. Le ferite comunque restano. Se mi leggessi indietro troverei un adolescente che crede di sapere come va il mondo ed è incazzato col mondo. Mi faccio pena da solo. D'altronde non mi sento uno di quelli che vuole cambiare le cose. Mi sento più che altro un'arbitro, un guardone, un giornalista, un filosofo. Sto sul mio scoglio, nella mia caverna e osservo. Osservo e riporto. Non esisto. Quando prendi una posizione nei confronti della realtà che ti circonda, allora esisti. Forse io esisto in un modo differente. Come un fantasma. Faccio foto, quindi osservo. Scrivo ogni tanto, quindi riporto. Per il resto mi faccio i cazzi miei. Comunque ho già dimenticato cosa volevo scrivere all'inizio. La scrittura cura, ti culla, è un countdown fino a dieci contro rabbia & affini. Fatto sta che questo blog sta peggiorando di post in post. Forse dovrei chiuderlo. Tanto scrivi e la gente che legge, prima o poi dimentica e queste pagine, come tante altre al mondo scompaiono nel nulla.