martedì 4 marzo 2008

Quattro

Quattro amici. Quattro anni dopo.
Quattro vite, quattro esperienze, quattro paia di scarpe diverse.
Quattro stili differenti. Quattro menti. Quattro scuole. Quattro voci, otto orecchie.
Ne era passato di tempo. Eppure D. fissava i suoi vecchi amici, seduti sulla panchina del parchetto. Era cresciuti, si erano creati una propria personalità, era diventati maggiorenni. Ne avevano viste di storie, storie diverse; eppure non erano cambiati. Gli sembrava che quei quattro anni fossero passati in un giorno. Le solite frasi, i soliti discorsi, le risate. Tutto uguale, eppure erano cambiati.
Cambiati. Erano tutti diversi dalle masse, dalla moda. Sembrava che nessuna corruzione mentale, avesse intaccato il loro modo di pensare. Erano come dei personaggi, personaggi estranei sul palcoscenico. Non si erano adattati come tutti gli altri coetanei, erano diversi. Perché proprio loro quattro? Statisticamente era impossibile.
Quattro personaggi. Vestiti diversi, ma soprattutto comportamenti e ideali completamente opposti alla maggior parte dei ragazzi della loro età.
Pensò che in un mondo dove tutto è finto, chi resta vero e sopravvive controcorrente, diventa egli stesso falso. Questione di punti di vista. Per il mondo, quei quattro elementi, che erano riusciti in qualche modo a non essere plasmati, non esistevano. Illusioni. Erano finti. Quattro cadaveri.

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