A. cadde in un sonno profondo a causa della febbre. Sognò qualcosa, ma le poche immagini e sensazioni svanirono al risveglio. La camera era buia, fuori era già giorno inoltrato. Il cerchio alla testa, e il dolore alle ossa lo ottenebravano.
A tal punto che pensò di non essere ancora sveglio. Tirò su la testa e diede un'occhiata alla porta in fondo alla stanza, circondata dall'oscurità. Dopo pochi secondi la porta si fece lontanissima e la stanza si ingrandì a dismisura. Vertigini e stanchezza gli giocavano strani scherzi fin da piccolo. Si rigirò, tirò su le coperte e sognò ancora.
Vaneggiò ancora, in uno stato tra sogno e realtà. Tutto era confuso. Il tempo era sparito. Gli uomini inesistenti.
Solo il dolore e il caos mentale, regnavano nel suo nuovo mondo.
Rimase in quella condizione un tempo indefinito, poteva essere passato un minuto o un secolo.
Il mondo era morto. Quella stanza ora, era tutto il suo universo, tutto il suo tempo.