mercoledì 2 gennaio 2008

La macchina che rubava il tempo

Si rese conto che il computer non aveva una presa della corrente. Non andava con l'energia elettrica, anche se era un modello vecchio, nessuna informazione si trovava su internet, nessuna traccia sui motori di ricerca sul modello di appartenenza.
Al posto della spina della corrente, c'era una specie di trasformatore senza fili.
Nessun pannello solare o aggeggi troppo moderni.
Però da quando lo aveva comprato, una strana sensazione lo pungeva, come se ci fosse qualcosa che non andasse.
Passava lunghissimi giorni davanti allo schermo, il tempo non contava più.

Riccardo si guardò allo specchio, e lì si vide estremamente invecchiato: i capelli bianchi, la pelle rugosa, i lineamenti cadenti. Ma gli occhi. Gli occhi erano rimasti tali. Sotto la pelle cadente e vecchia, riconosceva lo stesso taglio e lo stesso colore.
Si toccò il viso, disgustato e sorpreso, ed anche le mani erano quelle di un vecchio di 80 anni, invece che di un uomo di 35.

Ma che relazione avevano la macchina, e l'improvviso invecchiamento?
In preda al delirio, fantasticando, nei labirinti della mente, si accese una scintilla.
Una risposta ci poteva essere, ma era troppo tremenda, troppo assurda. Eppure era l'unica ipotesi.
In qualche modo, la macchina aveva assimilato la vita, rubato gli anni a Riccardo, che in poco tempo era diventato vecchio, e solo adesso, verso la fine inesorabile, si rendeva conto, apriva gli occhi e la mente su quello che gli stava succedendo.
Come se qualcuno, come se Dio, gli avesse voluto far conoscere la verità.
Era stato cosciente della verità, ma era troppo tardi ormai.

Nessun commento: