venerdì 4 gennaio 2008

Ultime energie di vita

In un raptus suicida, K. si strinse il cappio intorno al collo.
Poi diede un'ultima occhiata alla stanza vuota e tirò un calcio alla sedia.
Era pienamente convinto delle sue azioni. Avrebbe sempre saputo che sarebbe arrivato a tanto e che appena giunto il momento, sarebbe morto in silenzio, senza più preoccuparsi.
La morte non lo spaventava più. Ormai si considerava già morto da troppo tempo: morto dentro.
Era vuoto, niente più lo interessava.

Ma nel momento in cui il suo corpo si trovava a mezz'aria appeso per il collo, cominciò ad agitarsi, a cercare di sfuggire alla presa fatale. Con le mani che facevano forza sul cappio e le gambe che si agitavano nel vuoto, capì che in fondo la vita non si può buttare. Qualcosa in lui scattò, facendolo combattere contro la morte.
Un ultimo sprazzo di vita, di energia positiva.
Ma si manifestò troppo tardi.

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