venerdì 26 giugno 2009

Viaggio nel tempo, nella musica, nelle stanze degli Immortali.

Lacrimosa di Mozart risuonava nei lunghi corridoi sterili dell'edificio. Aprì la prima porta sulla destra: la stanza all'interno era sottosopra, con il pavimento al posto del soffitto e viceversa. Un grande salone da ballo capovolto, con i lampadari ottocenteschi rivolti verso l'alto.
La seconda stanza sulla destra invece era una cattedrale gotica allagata: i riflessi verdi scuri e blu vorticavano silenziosi sui muri e sulle finestre decorate. In fondo, verso l'altare, Un enorme crocifisso spuntava per la testa dall'acqua.
Tornai alla prima porta sulla sinistra. C'era un tempio che sembrava molto antico, scavato nella roccia. Le architetture però non somigliavano a nessuna delle civiltà conosciute dall'uomo. C'erano archi e volte impraticabili con accostamenti assurdi: scale altissime che non portavano da nessuna parte, porte aperte nel vuoto, colonne che sorreggevano il nulla. Quando richiusi la porta del corridoio alle mie spalle pensai: "O sono alieni o sono malati."
Intanto la musica era cambiata. Adesso c'era un pezzo atonale di Schönberg. Era come se avessi passato 200 anni dentro quelle stanze. Il tempo nel corridoio era volato. La musica scandiva il tempo. In pochi minuti dal '700 arrivai alle avanguardie. Allora non mi mossi più. Le stanze brulicavano di cose senza senso ed io avevo paura di perdere troppo tempo inutilmente. Decisi di rimanere lungo il corridoio ad ascoltare il Pierrot Lunaire.
Quando ebbi perso le speranze da una delle porte verso la fine del corridoio spuntò Patrizia, mia moglie. Mi chiamava, ma non sentivo cosa dicesse. Stravinskij era al massimo volume. Mi alzai e andai incontro a mia moglie. Quando arrivai trovai la porta socchiusa. Rimasi sulla soglia per vedere cosa mi aspettava dall'altra parte. C'era il giardino dove la settimana prima avevo portato la famiglia per un pic-nic. Era esattamente quel giorno. A malincuore richiusi la porta e tornai nel corridoio dove un concerto di musica elettronica di Stockhausen spaccava i timpani. Decisi di aspettare John Cage se mai ci fosse stato. Il mio posto era li. Tra le stanze degli Immortali. Nel corridoio mortale, ascoltando brani di musica immortale, aspettando la morte. Per quanto avevo capito, la mia vita andava di pari passo con la musica. Quindi presto sarei morto.

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