sabato 23 febbraio 2008

Sangue

Lacrime dal cielo.
La nebbia rendeva lontano e sbiadito tutto ciò che mi circondava. I muri bagnati erano gelidi, come pareti di ghiaccio. La terra si fece oscura e ostile. Dentro di me sensazioni che si scontravano creando confusi tumulti, ma tutto ciò che quella città ispirava, era solamente dolore.
La testa pulsava come se il cervello stesse per scoppiare.
Nausea.
Era stata la giornata più dura della mia vita: le lunghe ore di navigazione clandestina, lo sbarco e subito dopo, l'arresto. Le guardie speciali avevano sparato ad alcuni compagni che avevano tentato la fuga. Poi il dramma nel dramma.
Nella confusione di quegli attimi, vidi la possibilità di superare una cancellata per sfuggire alle guardie, così tentai di salvare le cose a me più care al mondo: la mia famiglia.
Ma invece di salvarle, le ho mandate in contro alla morte. Un'altra guardi è spuntata dall'edificio in fondo davanti a noi ed ha aperto il fuoco su di noi, disarmati, un uomo ed una donna impauriti e loro figlia di 10 anni.
Perché mi sono salvato? Perché? Sono stato io a spingerli a fuggire. Sono stato io ad ucciderli. Non mi merito di vivere. Ho perso tutto.
Arrancai ancora a lungo per le vie, senza una meta.
Mi ritrovai senza motivo al molo. Lo stesso molo dove qualche ora prima avevano ucciso la mia famiglia, dove mi avevano ucciso.
Mi avvicinai alla cancellata.
Le chiazze di sangue erano molto visibili anche alla penombra di un lampione.
Toccai il loro sangue: era freddo più dell'asfalto.
Di loro, di tutto il mio mondo, rimasero solamente alcune chiazze di sangue secco, sull'asfalto di un paese lontano da casa e i loro fantasmi, i loro ricordi. Senza saperlo, mi sdraiai accanto a quelle chiazze, piangendo. La testa che stava scoppiando, aumentò le pulsazioni. Persi i sensi.
Un milione di anni dopo, o almeno sembrava fossero passati milioni di anni, mi svegliai.
Alzai la testa e mi misi a sedere. Mi misi a guardare la scena intorno a me.
Era il giorno dello sbarco. Lo riconobbi subito: la confusione, la gente, ma soprattutto, mi vidi la, in mezzo, con loro due. Il cuore balzò così forte che per poco non svenni dall'emozione. Cominciai a gridare i loro nomi, cominciai a corrergli incontro. Niente. Nessuno mi vedeva e sentiva, ero invisibile. Rividi la scena come un film, rividi la vera scena, la realtà: la cancellata, io che aiuto mia moglie e la bambina, la breve corsa verso un posto sicuro, la guardia che spunta.

Non rimasi stupito, quando vidi la guardia che sparò e colpì solamente me, e nessun altro. Che il sangue cadde sull'asfalto e lo macchiò per sempre. Allora capii.

Nessun commento: