lunedì 4 febbraio 2008

Verità

Rimase impietrito, incredulo. L'angoscia e una forte forma di inutilità lo pervase.
La verità gli era capitata davanti gli occhi: la città era finta. Ogni edificio era una ricostruzione, ogni persona era un attore, perfino i genitori, gli amici. Sullo sfondo erano sempre accesi ologrammi, che davano la sensazione di spazi aperti, creando l'illusione di potersene andare quando si vuole. In realtà la città di cartapesta, era ampia solo qualche chilometro. Era una prigione olografica dove era stato cresciuto, dove aveva vissuto nell'incompleta inconsapevolezza.
Lo vedeva bene adesso. La realtà era li davanti, come vedere da un velo squarciato, un velo che copriva da sempre, la grande bugia. Per quanto potesse essere assurda, era una realtà familiare, forse, pensò, l'aveva sognata. Come se, in fondo, nella sua anima, avesse sempre saputo.
Il vuoto lo trafisse, e rimase immobile a fissare. A fissare per ore, senza pensieri.
Era morto.

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